Il regime nazista utilizzò come pretesto per scatenare questa furia antisemita l’assassinio, avvenuto a Parigi, del diplomatico tedesco Ernst von Rath da parte di un giovane esule ebreo, Hirsch Grynszpan. Tre giorni dopo, durante la notte dei cristalli vennero date alle fiamme 119 sinagoghe, saccheggiati 7500 negozi di ebrei, 91 israeliti vennero uccisi e 26000 chiusi nei campi di concentramento.
La polizia ricevette l’ordine di non intervenire e i vigili del fuoco badavano soltanto che il fuoco non attaccasse anche altri edifici.
Nessuno tra i vandali, assassini e incendiari venne processato.
L’origine della definizione “notte dei cristalli”, più correttamente “Notte dei cristalli del Reich” è termine di scherno riferito alle vetrine distrutte, fatto circolare da parte nazionalsocialista e diffuso acriticamente fino ad oggi.
Dello stesso atteggiamento di beffa nei confronti dei cittadini classificati “ebrei” fa parte anche l’obbligo imposto alle comunità ebraiche di rimborsare il controvalore economico dei danni arrecati.

1938_Interior_of_Berlin_synagogue_after_Kristallnacht

Interno Sinagoga di Berlino dopo la notte dei cristalli
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