Elser, regia di Oliver Hirschbiegel con Christian Friedel, Katharina Schüttler, Burghart Klaußner, Johann von Bülow, Felix Eitner – Germania 2015.

 

8 novembre 1939. Adolf Hitler tiene un discorso alla Bürgerbräukeller di Monaco in commemorazione del cosiddetto Putsch della Birreria del 1923. Due giorni prima Georg Elser, un carpentiere svevo, ha piazzato una potente carica di esplosivo nella stessa sala. Ora si trova al confine tra la Germania e la Svizzera, dove viene fermato. Addosso gli viene trovata una piantina sospetta. Intanto il Fűrher ha lasciato il posto 13 minuti prima dell’esplosione che uccide 8 persone.
Georg Elser è un nome che non appare nei testi storiografici più diffusi in Europa e nella stessa Germania sono occorsi decenni perché venisse riconosciuto il suo ruolo nella resistenza al nazismo. Eppure fu un uomo che seppe intuire, quasi 5 anni prima di Von Stauffemberg, quanto quel movimento rappresentasse un mostro che andava fermato decapitandone il vertice.
Oliver Hirschbiegel nel 2004 si era imposto all’attenzione della critica mondiale con La caduta, dedicato agli ultimi giorni di Hitler nel bunker berlinese. Questa sua nuova opera che torna ad occuparsi di quegli anni non ha lo stesso rigore e si distende sui ritmi più classici di un biopic che alterna il presente della cattura e delle torture con il percorso compiuto da un giovane uomo che prende istintivamente coscienza della necessità di opporsi alla crudeltà di una tirannide spietata.
Elser non ha cultura e non ha alle spalle neanche un gruppo organizzato (come la Gestapo pretenderebbe di fargli confessare non concependo che un uomo solo possa essere arrivato a tanto). È fondamentalmente un essere umano che non sopporta il sopruso.

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