La città dolente, regia Mario Bonnard, interpreti Luigi Tosi, Barbara Costanova, Gianni Rizzo, Constance Bowling, Italia, 1949

scritto da un gruppo di sceneggiatori dove spicca il nome di Federico Fellini, accanto a quello di Aldo De Benedetti (tornato a firmare dopo l’ostracismo imposto dal Fascismo in quanto ebreo), di Anton Giulio Majano e dello stesso regista. Un film strano, anomalo, dove la propaganda si mescola al documentario, il melodramma alla ricostruzione storica. Un film che rimase bloccato per un anno prima di uscire (la prima fu il 4 marzo 1949) e finì presto dimenticato. Proprio come gli esuli italiani.
Solo e unico film che parla dell’esodo da Pola, girato immediatamente a ridosso dei fatti raccontati, La città dolente (titolo quanto mai azzeccato) si inventa la storia del meccanico Berto (interpretato da Luigi Toso) che decide, mentre tutti partono, di restare a Pola con moglie e figlio neonato sperando nel socialismo di Tito. Naturalmente la realtà si rivelerà ben diversa, il paradiso socialista diventerà un inferno, moglie e figlio riusciranno a partire per Venezia grazie al buon cuore di una ispettrice comunista, ma la medesima ispettrice manderà Berto in un campo di lavori forzati, per «essere rieducato».

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