Guglielmo Oberdan (Trieste, 1 febbraio 1858 – Trieste, 20 dicembre 1882)
Nonostante le umili condizioni della famiglia, Oberdan riuscì a proseguire gli studi presso la civica scuola reale superiore di Trieste. Nel 1877 conseguì ottimamente la maturità tecnica. In questi anni iniziò a leggere molto e fu influenzato specialmente da Giuseppe Mazzini e Francesco Domenico Guerrazzi. Nel frattempo, pur giovanissimo e di modeste origini, prese a frequentare vari salotti letterari e politici di Trieste.
Nel 1877, grazie ad una borsa di studio elargita dal comune di Trieste, poté iscriversi al Politecnico di Vienna. Ben presto divenne una figura di guida tra gli studenti italiani, e durante una festa organizzata da alcuni studenti polacchi, dichiarò la Polonia “quale sorella dell’Italia nella sfortuna”. Nel marzo dell’anno seguente, però, avendo l’Austria proclamato la mobilitazione per occupare militarmente la Bosnia ed Erzegovina come deciso nel Congresso di Berlino, ricevette la chiamata alle armi e dovette interrompere gli studi. Fu assegnato al 22º reggimento di fanteria “Freiherr von Weber”.
Contrario all’occupazione dei territori bosniaci sanciti dal Congresso di Berlino, decise di disertare. Venne aiutato nella fuga dall’irredentista socialista Carlo Ucekar e la notte tra il 16 e il 17 luglio 1878 abbandonò Vienna per trasferirsi a Roma, dove frequentò i movimenti degli ex garibaldini e quelli irredentisti; poté anche iscriversi all’università per completare gli studi in ingegneria. L’ultimo anno fu però costretto ad interromperli poiché, a causa di alcune sue opinioni, il sussidio assegnatogli dallo stato italiano gli venne revocato. Da lì in poi dovette iniziare a darsi da fare per vivere, disegnando per alcuni studi d’ingegneria e traducendo dal tedesco all’italiano per alcuni giornali.
Nel luglio 1882 Oberdan incontrò Matteo Renato Imbriani, leader del movimento irredentista e cofondatore dell’associazione “Italia irredenta”. Qui Oberdan prese la decisione che Trieste potesse essere separata dal dominio austriaco-ungarico solo grazie al suo stesso martirio. Lo scoraggiamento degli esuli che avevano riposto in Garibaldi le loro speranze spinse Oberdan a organizzare un attentato, assieme ad altri irredentisti, contro l’imperatore Francesco Giuseppe in visita a Trieste in occasione dei 500 anni di dedizione della città all’Austria, la “fidelissima”, titolo assegnatole dalla monarchia asburgica per essersi astenuta dalle rivoluzioni del 1848.
Oberdan cercò di trasportare da Roma a Trieste due bombe; giunse assieme a Ragosa nella località di Ronchi di Monfalcone (oggi “dei Legionari”), ma venne arrestato, dopo che aveva sparato malamente a un gendarme trentino, in seguito alla segnalazione di un messo comunale che notò il suo ingresso clandestino in territorio austriaco nei pressi di Versa.
Durante il primo interrogatorio si dichiarò come Rossi ma, in seguito, davanti al giudice distrettuale Dandini, confessò il suo intento di voler attraversare il confine per recarsi con le due bombe a Trieste. Non essendo lui contento dell’arresto, in quanto voleva essere immolato, si autoaccusò. Il 20 ottobre 1882, davanti all’imperial-regio tribunale della guarnigione di Trieste, Oberdan venne condannato a morte per impiccagione dalla giustizia austriaca per alto tradimento, diserzione in tempo di pace, resistenza violenta all’arresto e cospirazione, avendo confessato le intenzioni di attentare alla vita dell’imperatore Francesco Giuseppe. Il 4 novembre la condanna venne confermata e solo all’alba del 20 dicembre venne impiccato nel cortile interno della caserma grande di Trieste.