L’uomo dal cuore di ferro, regia di Cédric Jimenez con Jason Clarke, Rosamund Pike, Mia Wasikowska, Jack O’Connell (II), Jack Reynor. Francia, USA, Gran Bretagna e Belgio 2017.

 

Da un’espulsione con infamia dalla Marina tedesca in breve tempo Reinhard Heydrich passa in breve tempo alla nomina, da parte di Heinrich Himmler, quale responsabile dell’Intelligence delle SS ancor prima che Hitler divenga Cancelliere del Reich. Nominato a guerra iniziata Protettore di Boemia e Moravia si provvederà a pianificare la Soluzione finale nei confronti degli ebrei. A occuparsi di lui nel 1942 saranno due giovani soldati: Jan Kubis (ceco) e Jozef Gabcik (slovacco) che, dopo un addestramento a Londra, hanno l’incarico di compiere una missione mai tentata fino ad allora. Devono eliminare un esponente delle alte sfere del potere nazista: Reinhard Heydrich.
Ispirato dal romanzo di Laurent Binet “HHhH” (premio Gouncourt del 2012) il film di Cédric Jimenez non si limita ad offrirci il ritratto, inedito al cinema, di colui che si guadagnò in vita, oltre a quello che dà il titolo al film e che proveniva direttamente da Hitler, anche altri appellativi.
Si va infatti dal più generico “Il Boia” a “Il Macellaio di Praga”, “La Bestia Bionda”, “Il Genio del Male di Himmler” fino al più paramitologico “Giovane Dio Malvagio della Morte”. Il regista fa di più: ci descrive l’ascesa a un potere assoluto di vita e di morte di un uomo mediocre e, da un certo punto in avanti, segue le vicende di coloro che decisero di mettere in gioco la propria vita per fermarne la feroce protervia. Se la saggezza popolare ci dice che dietro ad un grande uomo sta sempre una grande donna la vita di Heydrich, così come risulta dalla Storia e come il film ce la propone, ne ribalta la valenza: dietro a un uomo capace dei crimini più efferati nonché della progettazione a tavolino di uno sterminio razziale stava una donna che gli aveva consentito l’incontro con Himmler contando su una sua folgorante carriera.
Jimenez già nella sequenza di apertura ci offre le coordinate morali del protagonista. Un padre di famiglia premuroso che, lasciati i figli ai loro giochi, indossa la divisa delle SS pronto per lo sterminio quotidiano. La mai troppo citata “banalità del Male” trova in lui un esponente di spicco e Jason Clarke riesce ad offrircene una vasta gamma di sfaccettature. Un ulteriore merito dell’opera di Jimenez (che altri potrebbero invece leggere come una cesura che interrompe l’avvincente analisi della scalata al potere di un massacratore di Stato) è quello di passare poi, come già sottolineato, a seguire le attività e descrivere le psicologie di coloro che organizzarono e misero in atto l’attentato al generale delle SS.

da www.mymovies.it

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