Emanuele Pacifici, Non ti voltare, Giuntina

 

DSC_0162Emanuele Pacifici nella sua autobiografia presenta al pubblico la storia di un ebreo che, nato nel 1931, dovette affrontare, appena adolescente, il periodo tristissimo delle leggi razziali e della persecuzione antisemita. È un libro senza pretese, che racconta con semplicità, con sincerità e con emozione episodi lieti e tristi della vita dell’autore. Senza dubbio il quadro che ne risulta è quello di una vita ricca di drammaticità sofferta ed accettata con spirito sereno, senza mai perdere la fiducia nel prossimo e nell’avvenire. Racconta un midrash rabbinico che Giuseppe, quando si trovò all’apice della sua sofferenza e delle sue tragiche peripezie, fu salvato dall’apparizione dell’immagine paterna, quella del patriarca Giacobbe. Ciò significa che gli insegnamenti e gli ideali appresi nella casa avita, e simboleggiati dall’immagine del padre, avevano pervaso lo spirito di Giuseppe e gli avevano fatto superare ogni difficoltà permettendogli di impegnarsi ad intervenire con amore e disinteresse in favore di ogni individuo che avesse ricorso a lui. In questo senso, il libro di Pacifici assume il valore di una testimonianza derivata dall’esperienza diretta, dall’amore e dalla fedeltà ad un insegnamento e ad una tradizione della quale l’autore continua ad essere il tramite nella Comunità. Elio Toaff

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