Piero Tarticchio, Nascinguerra, Baldini & Castoldi

 

Chi è il personaggio affascinante e enigmatico che dà il titolo al romanzo? Un vecchio pescatore istriano, la cui vita avventurosa si intreccia per insolite connessioni con la vita del protagonista, un corrispondente inglese di guerra, a cui l’uomo narra le sue esperienze. Ma un colpo al cuore le interromperà, lasciando nel sospeso di una misteriosa frase il desiderio di saperne di più. Al funerale il giornalista fa conoscenza di un gruppo di amici di Nascinguerra e attraverso le loro testimonianze viene ricostruita, tassello dopo tassello, l’umana vicenda di costui, misteriosamente legata per insondabili affinità e parentele a quella di un soldato francese reduce dalla campagna di Russia, dopo la disfatta dell’esercito napoleonico e rimasto in Istria, come ammaliato da quella terra e dalla sua drammatica sorte. Il romanzo dipana così due storie lontane nel tempo ma connesse da vincoli narrativi che trovano nell’identità di destino il suo fulcro unitario, perché è quello che interessa all’autore è affrescare nel bianco di una parete una tragedia biblica e una diaspora immane come quella ebrea, che avviene tra l’indifferenza se non la complicità della politica italiana. L’intelligenza dello scrittore è di lasciare che il dramma straziante, l’esodo negato, rimangano nello sfondo, che si percepiscano attraverso le peripezie e gli affanni di personaggi indimenticabili di un mondo perduto.

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