Sabine Mayr e Joachim Innerhofer, Quando la patria uccide, Raetia editore

 

 

Dopo le rivelazioni dell’Istituto polacco della memoria, che ha messo online i nomi di tutti gli aguzzini del lager di Auschwitz rivelando la presenza anche di quattro altoatesini, nuovi nomi emergono anche dal libro «Quando la patria uccide» degli storici Sabine Mayr e Joachim Innerhofer. «Si tratta di un volume che non parla solo delle vittime, ma che rende noti anche i nomi di altri persecutori. A colpire i ricercatori, nel corso della raccolta dei documenti per la redazione del volume, è stato ad esempio «l’atteggiamento di Chiesa e istituzioni che, al contrario che nelle altre province d’Italia, qui non aiutarono affatto gli ebrei» ha detto l’autrice Sabine Mayr. «Fare chiarezza, rivelando tutti i nomi degli altoatesini responsabili di crimini di guerra, è un processo doveroso e necessario che avviene ora quasi troppo tardi, dal momento che i protagonisti sono già morti da tempo» spiega la presidente della Comunità Ebraica di Merano Elisabetta Rossi-Innerhofer. «Questo — prosegue la presidente — non per una vendetta, ma per un senso di giustizia e di chiarezza e trasparenza rispetto a quanto accaduto in passato. Ogni dettaglio di questo passato deve essere oggetto di esposizione e di chiarimento, per consentire una sempre maggiore presa di coscienza».

Le vittime altoatesine della Shoah vennero sorvegliate ed espulse dalle autorità fasciste e in gran parte perseguitate e deportate da nazisti locali. Dopo il 1945 a molti dei sopravvissuti fu negato il risarcimento dei danni materiali e il ricordo delle vittime venne rimosso. “Quando la patria uccide” documenta le molteplici forme in cui si manifestò in Sudtirolo l’antisemitismo, profondamente radicato in questa terra, racconta le sofferenze di tante vittime della Shoah e dà un nome a colpevoli e profittatori. Le vittime sudtirolesi del nazismo amavano la loro Heimat e hanno dato un importante contributo nel campo della medicina, dell’economia, delle infrastrutture, della cultura, del turismo, del giornalismo e della vita sociale. Riportare alla luce le tracce lasciate dalla comunità ebraica nella storia dell’Alto Adige significa dare loro un riconoscimento, seppur tardivo. Un commovente e doveroso viaggio nella memoria, corredato da oltre 380 foto per aiutarci a non dimenticare mai.

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