wallenberg

Raoul Wallenberg era uno dei rampolli della più importante famiglia di banchieri svedesi; mentre i suoi parenti intrecciavano affari da una parte all’altra del globo, lui cresceva ricco, poliglotta e colto.
Apprezzato nella buona società, laureato in architettura e con prospettive più che brillanti, nel 1944, a soli trentadue anni, decide di dare una virata alla sua esistenza privilegiata. Nel gennaio, infatti, gli alleati creano il War Refugee Board (Ente per i rifugiati di guerra) e la Svezia (paese neutrale) si fa carico degli impegni del WRB concentrando gli sforzi in Ungheria dove, caso stranissimo, la persecuzione verso gli ebrei non è ancora iniziata.
Wallenberg viene accreditato a Budapest come Primo Segretario della Legazione Svedese, disponendo degli ingenti fondi della WRB.
Si inventa un “Passaporto di Protezione “, un documento attestante che il titolare sarà accolto dalla Svezia una volta ottenuti i necessari visti di uscita e di transito. In attesa i titolari sono posti sotto la protezione delle autorità svedesi e ciò dovrebbe poterli mettere, almeno momentaneamente, al riparo dalle previste deportazioni. Per quanto irritate, le SS non possono rischiare incidenti diplomatici, anche se è chiaro a chiunque che quel pezzo di carta è in troppe mani.
Raoul organizza ‘case svedesi’ dove fa sì che si raccolgano il maggior numero di ebrei possibili, si reca nelle stazioni da dove partono i convogli senza ritorno, e con un fucile puntato nella schiena si adopera per far scendere dai vagoni altri essere umani. E qui la storia di Wallemberg si intreccia per qualche settimana con quella di Giorgio Perlasca.
Alla fine si calcola che l’attività di Wallemberg portò al salvataggio di decine di migliaia di ungheresi di religione ebraica.
A metà gennaio del 1945, i Russi entrano in Budapest e qui nasce quello che è stato definito il “mistero Wallenberg”: il diplomatico svedese sparisce e non sarà più ritrovato.
Le ipotesi sono diverse, da quella che lo vede prigioniero dei russi e deceduto in un GULag staliniano, alla morte accidentale durante le concitate e disordinate fasi della occupazione della città da parte delle truppe dell’Armata Rossa.
Finita la guerra si cerca di indagare ma la guerra fredda è in atto e di Wallemberg nulla si viene a sapere. Anche i contatti tra Svezia e URSS non portano a risultati concreti.
Israele lo ha riconosciuto come Giusto per la sua grande opera umanitaria e per il coraggio dimostrato in quei terribili mesi nel drammatico scenario della soluzione finale che si stava realizzando in Ungheria, a Budapest in particolare.

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