Winston Churcill (Blenheim Palace 1874 – Londra 1965)

 

 

Winston Churchill è stato uno dei maggiori statisti e leader politici inglesi nella prima metà del Novecento. Il suo nome è anzitutto legato al ruolo straordinario da lui assunto nel corso della Seconda guerra mondiale, quando, nel momento buio in cui la Germania nazista sembrava poter diventare l’incontrastata dominatrice dell’Europa, si assunse il compito di rianimare la Gran Bretagna e il suo impero sull’orlo della disfatta, promettendo la vittoria. Oltre alla sconfitta della Germania, dell’Italia e del Giappone, scopo di Churchill era salvare il ruolo di potenza imperiale della Gran Bretagna. Riuscì pienamente nel primo obiettivo ma non nel secondo. Winston Leonard Spencer Churchill nacque a Blenheim Palace, nell’Oxfordshire, nel 1874, in una famiglia dell’alta aristocrazia, da lord Randolph Henry Spencer Churchill, della dinastia dei Marlborough. Divenuto ufficiale di cavalleria, prestò dapprima servizio in India. Nel 1898 partecipò alla campagna inglese in Sudan; quindi si recò in Sudafrica durante la guerra anglo-boera. Preso prigioniero nel 1900, riuscì a fuggire.
Tornato in Inghilterra, venne eletto deputato conservatore. Nel 1906 fu nominato sottosegretario alle Colonie, quindi tra il 1908 e il 1911 fu ministro del Commercio e degli Interni. Asceso nel 1911 alla carica di primo lord dell’Ammiragliato operò per il potenziamento della flotta militare. Durante la Prima guerra mondiale un colpo al suo prestigio fu la conclusione disastrosa nel 1915 della spedizione nei Dardanelli ‒ da lui patrocinata ‒ contro la Turchia. Ministro della Guerra nel 1919-21, sostenne il fallimentare intervento di truppe alleate contro la Russia sovietica. Ministro delle Colonie nel 1919-22, ebbe una parte di rilievo nella costituzione del mandato britannico in Palestina e nella concessione dell’autonomia all’Irlanda, a eccezione delle sei contee del Nord rimaste unite alla Gran Bretagna.
Entrato nel 1924 nel governo di Stanley Baldwin come cancelliere dello Scacchiere, sostenne una politica fortemente antisindacale. Lasciato il potere nel 1929, Churchill assunse un atteggiamento contrario a ogni concessione in India e al disprezzato mahātmā Gandhi, leader del movimento di indipendenza, ed espresse ammirazione per Benito Mussolini, da lui considerato un campione della lotta contro il comunismo.
Quando, dopo il 1933, la Germania nazista si fece sempre più aggressiva, Churchill capì presto che ad Adolf Hitler e a Mussolini occorreva rispondere con la decisa opposizione alle loro mire espansionistiche. Egli criticò perciò duramente la debolezza del governo di Neville Chamberlain. Scoppiata la Seconda guerra mondiale nel settembre 1939, Churchill fu nominato primo ministro nel maggio 1940, al momento della sconfitta della Francia. La sua parola d’ordine divenne: guerra fino alla sconfitta finale delle potenze fasciste. La nazione, le cui sorti furono decisamente risollevate dopo l’ingresso in guerra nel 1941 dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti, si raccolse intorno a questo leader dalla volontà di ferro.
Nel 1945 la guerra si concluse con una totale vittoria, di cui Churchill era stato tra i maggiori artefici. Ed egli fu con Stalin e Franklin D. Roosevelt uno dei tre grandi che decisero l’assetto del mondo postbellico.
Nonostante l’immenso prestigio personale, nel luglio 1945 Churchill e i conservatori furono sconfitti nelle elezioni dalla maggioranza degli elettori che, desiderosa di una svolta in materia di politica sociale, si affidò ai laburisti. Nel 1946 a Fulton, negli Stati Uniti, in un famoso discorso Churchill parlò della cortina di ferro che ormai divideva il mondo sovietico da quello occidentale, esortando a resistere all’espansione del comunismo. Nel 1951 tornò al governo, ritirandosi, malato, nel 1955. Morì a Londra nel 1965. Tra le sue maggiori opere vi furono La seconda guerra mondiale (1948-51), per cui ricevette nel 1953 il premio Nobel per la letteratura, e la Storia dei popoli di lingua inglese (1956-58).

da Enciclopedia Treccani

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